venerdì, Gennaio 10, 2025

Smart working e spostamenti sostenibili Le sfide del mobility management

INTERVISTA A VALENTINA UBALDI

Con la pandemia che ha rivoluzionato le abitudini di lavoro, il mobility manager assume un ruolo centrale nella gestione della mobilità aziendale, bilanciando esigenze di efficienza e sostenibilità. Valentina Ubaldi di Zucchetti spiega come l’uso dei dati e la personalizzazione delle soluzioni abbiano portato a nuove strategie per ridurre l’impatto ambientale, coinvolgendo anche le PMI e affrontando la sfida della rendicontazione ESG

Torre Zucchetti 1 BIS

È un obbligo di legge per le grandi aziende e per i grandi enti pubblici, ma è soprattutto un tassello decisivo del più ampio mosaico della sostenibilità. Il mobility manager è una figura ormai centrale in questa partita: mappa e analizza gli spostamenti dei dipendenti tra casa e posto di lavoro, disegna la soluzione più adatta per la mobilità quotidiana dei colleghi, calcola l’impatto delle emissioni legate agli spostamenti. Con quale sguardo il mobility manager immagina il futuro? Con un impasto di innovazione e tradizione, usando la potenza dei dati e lavorando con la creatività per tratteggiare strategie all’insegna dell’innovazione, coniugando le esigenze di imprese e lavoratori. «Oggi il mobility manager non deve solo puntare a una buona definizione del modello di mobilità dei propri dipendenti – ragiona Valentina Ubaldi, Head of HR Mobility & ESG Solution di Zucchetti – ma dedica un’attenzione sempre maggiore al contenimento delle emissioni e al benessere di chi si sposta tutti i giorni».

Dottoressa Ubaldi, cosa fa la differenza in questo campo?

Se prima proponevamo principalmente la gestione delle trasferte, dei viaggi e delle flotte aziendali, oggi abbiamo completato la suite di soluzioni anche con una specifica piattaforma dedicata al mobility management. Si è creata una sinergia tra mondo pubblico e privato, fra aziende e pubblica amministrazione, per trovare proposte che spostino il focus della mobilità dall’uso dell’auto privata a modalità alternative: dalla mobilità in sharing a un uso più spinto del trasporto pubblico locale.

Come si pianifica una buona strategia di mobility management?

Le soluzioni di Zucchetti sono utilizzate da oltre 25mila aziende: analizzare questi dati permette ad esempio di avere la fotografia della diffusione geografica dei dipendenti, dei flussi dei dipendenti verso le aziende, dell’incidenza dello smart working sulla quotidianità delle aziende. Tutto ciò permette di personalizzare le soluzioni.

L’uso dei dati, quindi, vi aiuta nell’elaborare strategie di mobilità sostenibile?
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Oggi non c’è altro modo per definire un piano strategico se non attraverso la misurazione delle variabili. Vale più in generale sul tema della sostenibilità e vale nello specifico anche per il mobility management. La raccolta dei dati e l’uso di KPI sono decisivi per definire un piano strategico. Il primo step di ogni piano degli spostamenti casa-lavoro poggia su una survey tra i dipendenti, per conoscere le abitudini e arrivare a una profilazione della mobilità.

Sul piano della sostenibilità, quale contributo dà il mobility management?

Questo è lo step successivo che si sta approfondendo. Abbiamo infatti sviluppato degli strumenti che permettono anche di calcolare le emissioni associate alla mobilità. Non solo quelle degli spostamenti tradizionali, ma anche quelle legate allo smart working: il lavoro a distanza ha comunque un impatto, perché le persone che lavorano da casa generano un maggior utilizzo di energia domestica, mentre il lavoro in ufficio concentra i consumi in un’unica sede. Adottando questa prospettiva di calcolo delle emissioni, ci spostiamo anche verso una rendicontazione di sostenibilità: un aspetto sempre più importante e richiesto alle aziende, destinato a espandersi ulteriormente in futuro.

A proposito di tempi flessibili, c’è un tema vero da affrontare: i nuovi talenti chiedono lo smart working

A proposito di smart working. Dopo il boom legato alla pandemia, oggi molte grandi aziende stanno tornando a una piena presenza in ufficio. Si tornerà davvero al modello classico del pre-Covid?

La pandemia ha sdoganato un nuovo modello di lavoro. È vero che ci sono aziende che spingono per un ritorno al 100% in ufficio, ma non credo che questo sarà lo standard per tutti. C’è un tema vero da affrontare: i nuovi talenti chiedono lo smart working. Se anche si volesse tornare alla situazione precedente alla pandemia, occorre confrontarsi con la spinta delle nuove generazioni a mantenere un modello che, oltre a contenere le emissioni, permette un maggior work-life balance. Dall’altro lato, in alcune aziende si ritiene che lo smart working riduca il senso di appartenenza, e questo potrebbe spiegare il perché molti giovani maturino la tendenza a cambiare più frequentemente posto di lavoro.

Una quota di smart working è destinata a restare comunque strutturale?

Il picco è stato superato, ora si sta trovando un equilibrio. Alcuni dati recenti indicano che a Milano il 67% delle aziende concede lo smart working, con un media di 2,5 giorni a settimana. Il tema della mobilità batte anche su queste tematiche: una delle azioni strategiche è legata all’utilizzo dello smart working come forma di non-mobilità.

La pianificazione di una mobilità sostenibile è un aspetto su cui le aziende stanno investendo molto. Tra i dipendenti, invece, quanto è diffusa questa consapevolezza?

Diffondere questa consapevolezza è una sfida. Le aziende stanno tentando di promuovere questo approccio attraverso diverse soluzioni. Il primo vero nodo da smarcare riguarda il tema della formazione: è importante ingaggiare i dipendenti, renderli parte di un progetto più ampio legato alla sostenibilità. Se non si porta a bordo la forza lavoro, cioè il motore di qualsiasi azienda, è difficile che si possa fare il grande salto. Le nuove generazioni sono molto più attente a queste tematiche, sono più sensibili, e si lasciano coinvolgere con più facilità. È un aspetto importante anche per attrarre e trattenere i talenti.

Le grandi aziende sembrano essere più avanti nell’adozione della strategia ESG. Ma una strategia di mobilità aziendale sostenibile può essere applicata anche nelle piccole e medie imprese, l’ossatura di gran parte del tessuto produttivo del Paese?
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Vedo dei primi passi anche in questa direzione. Zucchetti non lavora solo con le grandi aziende, ma anche con una significativa fascia di clienti Pmi, e conosciamo dei casi virtuosi in questo ambito. La spinta che sta nascendo dall’obbligo di rendicontare le pratiche di sostenibilità include un bacino ancora limitato, se pensiamo alla stratificazione imprenditoriale italiana concentrata sulle Pmi. Questa prospettiva entra però comunque in gioco nell’ottica delle filiere, che richiedono anche alle realtà più piccole di adeguarsi a questi standard. La sostenibilità è un percorso, non si diventa sostenibili dall’oggi al domani: sono necessari continui correttivi per stare sul mercato.

Una curiosità: l’auto aziendale è da sempre uno status symbol legato al ruolo che si occupa in azienda. Oggi l’auto aziendale è green? Quanto è diffusa l’auto elettrica in questi contesti?

L’auto aziendale è ancora uno status symbol, e anzi le flotte aziendali non danno segno di cedimento: arrivano sempre più richieste per la gestione dei parchi auto. C’è un minimo approccio anche all’avere un parco auto elettrico, ma siamo ancora lontani dal definirlo come la soluzione. Il tema si lega alla possibilità di dare un servizio agevole: occorre avere le colonnine e gli spazi adeguati, e questo dipende molto da dove ha sede l’azienda.

Chi è

Valentina UBALDI Zucchetti

Valentina Ubaldi è l’Head of HR Mobility Solutions presso Zucchetti, dove gestisce le soluzioni aziendali legate alla mobilità sostenibile e alla gestione delle risorse umane. Ha oltre dieci anni di esperienza nel settore del Travel Management, maturata inizialmente in Sarce S.p.A., dove ha lavorato come Project Leader. Successivamente è entrata in Zucchetti come Product Manager della suite ZTravel, dedicata alla gestione delle trasferte e delle note spese, e di ZCarFleet, una soluzione per la gestione a 360° delle flotte aziendali. Oggi, la sua attività è orientata a sviluppare strumenti innovativi che aiutino le aziende a monitorare e ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti, promuovendo un approccio sostenibile alla mobilità e riducendo l’impatto ambientale legato agli spostamenti casa-lavoro.

Luca
Luca Bonzanni
Giornalista esperto nell'uso dei dati, collabora con L’Eco di Bergamo e Avvenire occupandosi in particolare di demografia, mercato del lavoro ed economia, politiche sociali e sanitarie, giustizia.
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