INTERVISTA ESCLUSIVA
In un contesto di crescente consapevolezza ambientale e sfide globali, il Ministero dell’Ambiente sta affrontando le questioni cruciali legate all’energia pulita, alla riduzione delle emissioni e alla transizione verso una mobilità sostenibile. In questa intervista esclusiva, il Ministro Gilberto Pichetto Fratin espone le strategie adottate per sostenere le imprese nel settore dell’energia rinnovabile, ridurre l’utilizzo della plastica monouso e promuovere la diversificazione delle fonti energetiche. Nel confronto con gli imprenditori di Pianura Network, il Ministro delinea gli obiettivi nazionali e internazionali, insieme alle misure concrete messe in atto per garantire la competitività delle imprese in un contesto di crescente sostenibilità e innovazione.
Il mondo imprenditoriale deve fare i conti con un aumento dei costi dovuto ai rincari delle tariffe dell’energia. Il suo ministero come intende sostenere le imprese nel settore dell’energia pulita per stimolare la crescita economica?
«Ci sono tre fattori, tutti di geopolitica internazionale, che incidono sui rincari dei prodotti legati al settore dell’energia: la guerra in Ucraina, l’instabilità in Medio Oriente e, per ultimo, le tensioni nel Mar Rosso. La prima importante azione intrapresa per limitare gli aumenti è stata, nel dicembre del 2022, l’approvazione del price cap al costo del gas, che nell’estate del 2022 aveva superato i 350 euro il MWh (megawattora).
L’Italia, in occasione dell’ultimo Consiglio Energia che si è tenuto a Bruxelles nel dicembre 2023, ha chiesto e ottenuto il rinnovo per un altro anno del provvedimento. Ci sono poi tre importanti decreti: quello sulle CER, le Comunità energetiche rinnovabili; quello per l’incentivazione dei sistemi agrivoltaici e il decreto Energia e sicurezza, in approvazione proprio agli inizi del 2024 in Parlamento, che prevede importanti interventi per le imprese più energivore e misure per incentivare la produzione delle fonti rinnovabili e aumentare la produzione nazionale di gas metano.
Tutte azioni che consentono la riduzione dei prezzi dell’energia per le nostre famiglie, per il settore produttivo e industriale, per garantire nuove opportunità all’intero sistema Italia».
A oggi i due terzi delle nostre fonti sono fossili, quando si rovescerà il rapporto con le rinnovabili?
«Il primo obiettivo è il 2030, termine entro il quale ci siamo impegnati, nel rispetto del Green Deal europeo, ad abbattere del 55% le emissioni nette di gas serra e a invertire questo rapporto: entro il 2030 l’Italia avrà i due terzi della nostra energia prodotta da fonti rinnovabili. Si tratta della prima tappa della tabella di marcia concordata per raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. L’Italia, in occasione della COP28, che si è tenuta a Dubai, ha inoltre firmato l’accordo per triplicare le rinnovabili installate entro il 2030. Si tratta di un obiettivo che era già stato incluso nel nostro Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec). Il solare nei prossimi sette anni crescerà da 21.650 megawatt (2020) a 79.921 (+369,15%) e l’eolico da 10.907 megawatt a 28.140 (+258%).
In linea con questi obiettivi, abbiamo chiuso il 2023 con pareri di Valutazione di impatto ambientale (VIA) dati per un equivalente di 10,5 GW in materia di energia, con un incremento di oltre il 25% rispetto all’anno precedente».
Qual è la posizione del Governo rispetto all’avvio del nucleare per l’utilizzo energetico?
«Ho istituito la Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile. L’obiettivo è di tenere l’Italia nel campo della ricerca e della sperimentazione. Tra 8/10 anni dovremmo avere i primi small modular reactor. Parliamo di piccoli reattori modulari capaci di produrre fino a 500 megawatt di potenza elettrica. Il fine ultimo è la decarbonizzazione e il nucleare come il gas sono stati inseriti nell’elenco della Tassonomia europea delle attività economiche considerate sostenibili».
Quali interventi avete previsto nel settore ambientale e per favorire l’economia circolare?
«Abbiamo agito su diversi livelli: quello strategico, quello finanziario e quello normativo, con la formulazione di varie strategie che contengono indirizzi, obiettivi e strumenti comunicativi importanti. La Strategia nazionale per l’economia circolare, ad esempio, che ha portato alla predisposizione di decreti attuativi come il RENTRI, l’EPR sul settore tessile e i decreti End of Waste. In parallelo abbiamo rafforzato e razionalizzato gli strumenti finanziari: una opportunità per le imprese importante è stata il credito d’imposta sui materiali da recupero e sui prodotti riciclati».
E come le imprese possono partecipare a programmi di ricerca e sviluppo?
«Le politiche di ricerca e sviluppo sono importanti ma non solo al MASE. Lavoriamo quindi con il MUR e il MIMIT affinché ci siano fondi per questo. Al Mase tendiamo a creare le precondizioni per le imprese sostenendo le strutture intermedie: centri di ricerca, università e organizzazioni che si occupano di non-profit, di ricerca e sviluppo. Quindi i vantaggi per le imprese risiedono nella collaborazione. Uno strumento importante che premia chi fa ricerca e sviluppo in ottica di ecoinnovazione sono i Decreti CAM (criteri minimi ambientali) che negli appalti pubblici supportano le imprese che hanno sviluppato prodotti e processi più green. Ogni anno la base d’asta dei settori in cui sono attivi i CAM è pari a circa 15-20 miliardi, quindi un’opportunità per le imprese importante che passa dalla spesa pubblica».
Come si pone di fronte alle politiche europee a volte un po’ spinte sull’utilizzo della plastica monouso e sull’accelerazione alla totale mobilità elettrica?
«L’Italia, da quando è stato formato il governo Meloni, in Europa ha spesso tenuto delle posizioni considerate di rottura ma sempre a difesa degli interessi delle nostre famiglie e imprese. Così è stato tanto per le case quanto per le auto green o per la direttiva per le plastiche monouso. Questo anche perché ogni Paese in Europa ha caratteristiche e tradizioni molto diverse, per clima e caratteristiche del territorio. Già l’Italia, che si estende per più di mille chilometri, non può adottare le stesse identiche azioni per Bolzano così come per Trapani. Il principio guida è sempre il medesimo: non mettiamo in dubbio gli obiettivi finali ma i tempi e le modalità per raggiungerli. Noi rivendichiamo il diritto di stabilire percorsi compatibili con gli interessi economici e sociali dell’Italia».
Siamo sicuri che l’alternativa possa essere esclusivamente il passaggio all’elettrico?
«Le case automobilistiche stanno correndo velocemente verso le auto elettriche. Probabilmente è quello il futuro. La nostra convinzione però è che non si possono trascurare tutte le alternative possibili all’elettrico, anche solo in attesa dell’elettrico. Soluzioni che la ricerca sta già mettendo a nostra disposizione. Mi riferisco all’idrogeno, soprattutto per il trasporto pesante, come ai biocarburanti, per la produzione dei quali l’Italia è leader a livello mondiale. Poche settimane fa, per la prima volta in una dichiarazione finale della COP, le parti si sono impegnate ad abbandonare i combustibili fossili puntando sulla neutralità tecnologica e aprendo ai biocarburanti. Un risultato importante per l’Italia».
Come raggiungere gli obiettivi ambientali nazionali e internazionali, garantendo al contempo la competitività delle imprese italiane?
«Dobbiamo accompagnare e agevolare la trasformazione del nostro sistema produttivo, in equilibrio con la decarbonizzazione. Bisogna recuperare il senso più profondo di una politica industriale tutta calata nell’attuale contesto economico e tecnologico, sapendo che le tecnologie innovative sono la chiave per garantire la sicurezza del nostro sistema energetico. Sostenibilità e transizione energetica sono un’opportunità se si è in grado di incrementare la capacità produttiva e di supportare la competitività delle imprese italiane nelle tecnologie verdi, che saranno sempre di più al centro del mercato».