I LOVE PIANURA
Lodi offre la possibilità di visitare veri gioielli tra arte e cultura: il Tempio Civico dell’Incoronata, la chiesa di Santa Maria dei Miracoli e Palazzo Calderari, il torrione del Castello Visconteo, piazza Broletto e della Vittoria, i palazzi Barni e Vistarini, il Castello di Sant’Angelo Lodigiano e le altre dimore nella Bassa
La città fu fondata il 3 agosto 1158 da Federico Barbarossa e nel tempo fu protagonista di avvenimenti storici come la Pace di Lodi, che pose fine al conflitto tra Venezia e Milano nel 1454, e la Battaglia di Lodi del 1796, durante la quale Napoleone sconfisse l’armata austriaca. La provincia di Lodi si estende a sud fino al confine con l’Emilia-Romagna, tra castelli, ville, chiese e aree naturalistiche. A Brembio ci sono i resti del castello edificato nel 1200, a Somaglia castello Cavazzi, mentre a Maccastorna e Maleo troviamo castelli ancora ben conservati. Nel lodigiano si possono visitare le Ville Biancardi situate a Codogno (dove sorge anche palazzo Trivulzio) e a Zorlesco di Casalpusterlengo (paese nel quale è visibile la torre dei Pusterla).
Meritano una sosta anche Villa Litta Carini a Orio Litta (attraverso un percorso sulla via francigena che conduce alle dimore religiose: da Corte Sant’Andrea collega Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra) che ha accolto nel tempo autorità e letterati come re Umberto I e Giacomo Puccini, palazzo Rho a Borghetto Lodigiano, l’Abbazia dei Gerolomini a Ospedaletto Lodigiano e l’Abbazia del Cerreto, gioiello cistercense situato nel paese di Abbadia Cerreto. Tra monumenti medioevali e costruzioni in stile liberty, un ruolo importante è rappresentato dalla cultura, che si esprime anche attraverso la vivacità di alcune strutture, come il Teatro alle Vigne di Lodi, all’interno di una chiesa del Seicento, sconsacrata da Napoleone Bonaparte.
Il fascino dell’Adda, un paradiso pedonale
Alla visita del capoluogo si può affiancare un itinerario legato alle bellezze ambientali e paesaggistiche grazie a escursioni tra terra e acqua con al centro il fiume Adda (dal quale prende nome l’omonimo parco) che viene attraversato dal ponte Napoleone Bonaparte, in modo da concludere la passeggiata al parco dell’Isola Carolina. Zelo Buon Persico offre invece l’opportunità di percorsi green immersi nella natura che si sviluppa intorno al fiume Adda, che ne caratterizza il paesaggio: imperdibile la visita al Centro Parco di Villa Pompeiana. Flora e fauna sono ben visibili anche al Parco Ittico Paradiso, che si estende per 130mila metri quadrati, destinati anche a ospitare un allevamento ittico per la piscicoltura tra canali e stagni che ancora oggi ospitano gli storioni.
Alla scoperta dei prodotti genuini del territorio
L’itinerario artistico-culturale e ambientale può comprendere una visita dei monumenti intervallata da soste gourmand tra ristoranti e aziende agricole, che allevano animali e producono le tipicità enogastronomiche legate al territorio, oggetto ogni anno della “Rassegna Gastronomica del Lodigiano” che in autunno promuove la genuinità dei prodotti tipici del luogo. Fra i prodotti più conosciuti troviamo il Granone lodigiano dal quale si ricava la “raspadura”, tradizione casearia locale legata alla cultura laudense, dalla quale si ricavano veli e sfoglie sottilissime di morbido formaggio. Sempre nel comparto lattiero caseario troviamo il pannerone, prodotto da latte intero e senza alcun processo di salatura, riconosciuto dal ministero delle Politiche agricole come prodotto agroalimentare italiano.
I piatti accompagnati dal San Colombano Doc
Il vino del territorio è il San Colombano Doc, le cui uve crescono sulle omonime colline lodigiane. La coltivazione della vite è diffusa dal Medioevo e le etichette, nella versione bianco e rosso, vengono abbinate ai prodotti tipici locali, tra i quali spiccano salumi e formaggi. Immancabile il risotto, così come le polpette cucinate con diversi ingredienti, affiancati dalla tradizionale trippa o “buseca”. Pranzi e cene si concludono in dolcezza con le tipicità del Lodigiano: dalla Tortionata alla Torta Sabbiosa di Maleo, dalla Bertuldina ai Meìn, dalla Crema Lodigiana, preparata con uova e mascarpone, agli amaretti di Sant’Angelo, prodotti ancora oggi seguendo un’antica ricetta che risale a inizio Ottocento.
La sorpresa della “Vecchia Osteria Ca’ del Parto”
Ca’ del Parto è una piccola borgata che si incontra lungo la strada provinciale “Lodigiana” tra Ossago e Livraga. La tradizione narra come in passato vi fosse una cappella dedicata alla Madonna del Parto. Situata nel paese Brembio, aperta nel 1963, “La Vecchia Osteria Ca’ del Parto” accoglieva i viandanti affamati, che si accontentavano di “pan e salam”. Negli anni ha mantenuto la tradizione gastronomica “povera”, tramandando le ricette originali alle generazioni successive. Il locale ha una lunga tradizione d’ospitalità e di qualità culinaria,
partendo dalla scelta accurata delle materie prime. La struttura è stata resa accogliente recuperando l’antico cascinale: qui il fascino dell’osteria incontra lo stile moderno. Quest’aria si respira anche nei piatti proposti: le antiche ricette vengono rivisitate (ma non stravolte) dallo chef Simone Virtuani, vero oste e padrone di casa. Il ristorante ha saputo mantenere inalterati nel tempo i piatti e i sapori del passato. La prima mano in cucina è stata quella della nonna Paolina, una vera maga delle padelle, dotata di un’incredibile fantasia, in particolare nel confezionare i ravioli.
La passione è stata poi ereditata dalla figlia Carla Maria, che a sua volta l’ha trasmessa al figlio Simone, oggi affiancato dalla sorella Sara nella gestione del ristorante. “La Vecchia Osteria Ca’ del Parto” è un piccolo mondo, dove tutti gli ingranaggi funzionano alla perfezione. Durante il servizio Simone è sempre presente in cucina e appena può raggiunge i suoi clienti per un saluto. Terminati pranzi e cene, rigorosamente a base di prodotti tipici, la struttura si trasforma in una fabbrica artigianale di salumi, paste ripiene, pane e persino gelati. Le verdure provengono dal vicino orto e durante la stagione si procede alla conservazione del prodotto in eccesso, per poterlo offrire ai commensali anche nei mesi più freddi. Protagonista indiscusso della cucina è il raviolo (da provare con il ripieno autentico di brasato) che, insieme alla pasta fresca, viene preparato a mano. Nell’antico forno viene cotto il pane servito ai tavoli, mentre l’arte della norcineria si tramanda con la lavorazione e stagionatura delle carni di maiale che si trasformano in coppa, pancetta e salsiccia.