sabato, Dicembre 21, 2024

Il futuro dell’idrogeno tra promesse e incertezze. La sfida tutta italiana di una rivoluzione energetica

LE POTENZIALITÀ DELLA NUOVA FONTE

Nel corso dell’Italian Hydrogen Summit alla Camera dei Deputati, si è discusso delle opportunità dell’idrogeno per l’Italia e dell’urgenza di politiche di sostegno alla sua diffusione. Nonostante l’entusiasmo, permangono incertezze regolatorie e progetti cancellati, mettendo a rischio gli investimenti. Il ministro Pichetto Fratin e gli esperti del settore hanno ribadito la necessità di prorogare i termini del PNRR e di garantire incentivi per sviluppare infrastrutture chiave come le hydrogen valley. Il presidente di H2IT, Alberto Dossi, ha evidenziato l’importanza dell’investimento pubblico e privato nel settore

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Alberto Dossi

Roma, Camera dei Deputati. L’obiettivo era quello di avere una visione congiunta tra istituzioni e mondo industriale, tra pubblico e privato. Il fine? Lavorare per agevolare la realizzazione di progetti nazionali che riescano a vedere il nostro Paese puntare sull’idrogeno favorendo una posizione chiara nel contesto internazionale. È quanto riferito da Alberto Dossi, Presidente di H2IT, durante il convegno Italian Hydrogen Summit tenutosi nell’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera a metà di ottobre. “Noi riteniamo che le industrie del settore contribuiranno a realizzare la transizione ecologica creando ricadute occupazionali e l’opportunità di lavori innovativi. Il mondo industriale e della ricerca hanno avuto costanza, pazienza e coraggio di andare avanti e credere nell’idrogeno investendo privatamente”, ha aggiunto Dossi che ha voluto ribadire che “l’idrogeno farà parte di un paradigma non solo europeo ma anche italiano e che il Governo investirà nell’idrogeno”.

Risulta ormai chiaro che le politiche imposte su una mobilità schierata sull’elettrico rischiano di mettere in ginocchio l’intero indotto

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Ma è davvero una strada percorribile?

Sono sempre di più i progetti cancellati le incertezze regolatorie che pongono l’investimento nell’idrogeno come un forte rischio, nonostante ci siano stati momenti di frizzante entusiasmo. È l’autorevole Il sole 24 Ore a pubblicare uno studio in tal senso, sostanzialmente in controtendenza rispetto all’indirizzo del tavolo romano. Basterà l’intervento statale? Il nostro sarà il solo Paese ad investire ulteriori fondi del PNRR? Eventi come quello appena conclusosi a Roma, ha ribadito il presidente dell’Associazione, servono a rappresentare queste sinergie, ribadendone l’importanza e – qualora ce ne fosse bisogno – come “l’idrogeno faccia parte del paradigma europeo e italiano”. Nell’occasione, proseguendo, il Ministro Gilberto Pichetto Fratin ha tenuto a precisare come occorra attendere fino alla fine dell’anno per avere maggiori dettagli sulla strategia nazionale. L’esecutivo ha così colto l’occasione per ribadire quanto l’idrogeno rientri a pieno nei piani di transizione energetica nazionali e di come ne sia indispensabile il suo sviluppo. È questa una posizione ripresa anche su scala europea con l’appoggio alla proposta francese di aprire le aste della European Hydrogen Bank all’idrogeno low-carbon, accolta con diverse chiavi di lettura dagli operatori del settore che, da una parte la interpretano come iniezione di pragmatismo, dall’altra come premessa a un indebolimento delle politiche di decarbonizzazione.

Bisogna tornare a un approccio basato
sulla domanda e creare infrastrutture senza le quali non ci sarebbe alcun mercato di riferimento

Tornare a investire sulla domanda

E se risulta ormai chiaro che le politiche imposte su una mobilità schierata sull’elettrico rischiano di mettere in ginocchio l’intero indotto (significativo in tal senso anche l’intervento di alcuni giorni fa dell’assessore regionale allo sviluppo economico, Guido Guidesi, che ha parlato della possibilità del fallimento del 30% delle industrie lombarde se si proseguisse in tale direzione ndr.) bisogna prendere atto della necessità di dover tornare a un approccio basato sulla domanda. “Gli incentivi, sia sui capex sia sugli opex, sono fondamentali, ma alcuni sono già delineati e altri arriveranno presto”, sottolineando così l’essenzialità di creare infrastrutture senza le quali non ci sarebbe alcun mercato di riferimento. “In questo senso ci stiamo già muovendo, con 57 hydrogen valley e 54 stazioni di rifornimento stradale e ferroviario finanziate dal PNRR, e con i progetti IPCEI, ma voglio fare un appello al Governo: bisogna assolutamente fare pressione su Bruxelles per prorogare i termini del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, attualmente fissati a giugno 2026, altrimenti molti progetti non verranno realizzati e questa sarebbe davvero un’occasione sprecata”.

Occorre una politica organica che offra certezze per poter programmare gli investimenti

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L’obiettivo della neutralità tecnologica

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Aurelio Regina

Dopo aver parlato della strategia nazionale e dell’importante ruolo che l’Italia vuole assumere come polo per l’importazione e distribuzione di idrogeno nel Continente (anche grazie al SoutH2 Corridor), il Ministro Pichetto Fratin è tornato a parlare di neutralità tecnologica introducendo il tema dell’energia nucleare e delle opportunità offerte proprio per lo sviluppo della produzione di H2: uno spunto subito colto dal Delegato per l’Energia e per la Transizione energetica di Confindustria, Aurelio Regina, anch’egli presente in Aula che, sull’argomento ha precisato che “per definire una politica energetica bisogna tenere presente tre priorità: competitività, sicurezza attraverso l’indipendenza energetica e decarbonizzazione; l’errore dell’UE, negli ultimi anni, è stato quello di perseguire soltanto il terzo punto, dimenticandosi dei primi due”. Ciò che appare chiaro, al di là delle posizioni delle parti, è che occorre una politica organica che offra certezze per poter programmare gli investimenti: una necessità che il settore richiede da tempo e che, come promesso dal Governo, dovrebbe arrivare molto presto.

Redazione
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