LA PAROLA ALL’ESPERTO
Nel percorso verso la transizione ecologica, un ruolo particolare lo rivestono i Carbon Credits, cioè lo scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra nell’ambito del sistema EU ETS dell’Unione Europea. L’esperto Daniele Roscino Avetrani esplora il meccanismo cap&trade e evidenzia la presenza di un mercato volontario per la compensazione dell’impronta di carbonio. Tuttavia, mette in luce le ambiguità e le criticità del mercato volontario, con particolare attenzione al caso Verra e al possibile fenomeno dei «crediti fantasma». Serve dunque una regolamentazione trasparente e robusta per massimizzare i benefici dei carbon credits
Così come recita la sua definizione, quello dei Carbon Credits è lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra (EU ETS – European Union Emissions Trading System – Carbon Tax) gestito e disciplinato dall’Unione Europea. È il principale strumento adottato per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 nei principali settori industriali e nel comparto dell’aviazione.
Il meccanismo, che rientra in un mercato di compliance, è di tipo cap&trade ovvero fissa un tetto massimo complessivo alle emissioni consentite sul territorio europeo nei settori interessati (cap) cui corrisponde un equivalente numero «quote» (1 ton di CO2eq. = 1 quota) che possono essere acquistate/vendute su un apposito mercato (trade). Esiste però, in parallelo, un mercato volontario che consente alle aziende e ai privati di compensare volontariamente la propria impronta di carbonio. Dopo aver calcolato l’impronta di carbonio, le emissioni vengono compensate con crediti generati da progetti di compensazione. Tuttavia il marcato volontario, che gioca la sua partita con dichiarate finalità virtuose e vantaggi significativi per l’ambiente, non è esente da ambiguità che generano critiche sulle gestione del controllo e sull’affidabilità degli standard di qualità.
Un caso che ha scoperchiato il vaso di Pandora è quello legato al caso Verra (un’Ong con sede a Washington che gestisce una serie di standard ambientali per l’azione per il clima e lo sviluppo sostenibile, tra i quali lo standard di carbonio verificato – VCS – che ha emesso più di un miliardo di crediti di carbonio) in cui, secondo una ricerca condotta dal quotidiano britannico The Guardian, insieme a Die Zeit e SourceMaterial, si è stimato che circa il 94% dei crediti di compensazione è probabilmente un «credito fantasma» e non rappresenta reali riduzioni di carbonio. A rendere ancor più fervida l’inchiesta è stata una ricerca dell’Università di Cambridge la quale ha evidenziato la sovrastima della minaccia ambientale, che per questi progetti «pompati ad hoc» sarebbe sopravvalutata del 400%. Ecco quindi che, laddove non esiste un ente terzo di controllo e dove la definizione di «pericolo ambientale» viene strumentalizzata per un tornaconto economico, prospera l’inganno funzionale. Per aiutarci a fare un po’ di chiarezza abbiamo fatto una chiacchierata con Daniele Roscino Avetrani, co-founder della startup ecosostenibile.eu ed esperto del settore sostenibilità grazie al suo background in cui spiccano importanti esperienze e collaborazioni di caratura internazionale, non ultima la partecipazione nella prima linea dello staff della Segreteria Tecnica dell’ex Ministro Clini, durante il suo mandato nel Governo Monti, dirigendo lo sviluppo del Programma Nazionale per l’Impronta Ambientale.
«Spesso le aziende compensano l’anidride carbonica che emettono finanziando progetti di tutela ambientale, ma molte di queste iniziative non hanno nessun valore»
«Spesso le aziende compensano l’anidride,carbonica che emettono finanziando progetti di tutela ambientale – commenta il dottor Roscino, e prosegue – Ma molte di queste iniziative non hanno nessun valore». E aggiunge: «La chiave per massimizzare i benefici dei carbon credits è una regolamentazione trasparente e robusta, in grado di garantire che le azioni sostenibili siano autentiche e che il mercato contribuisca effettivamente a una transizione verso un futuro più verde». I carbon credits pertanto sono uno strumento ambivalente nella lotta contro i cambiamenti climatici. Se da un lato incentivano la riduzione delle emissioni e lo sviluppo di tecnologie sostenibili, dall’altro possono essere soggetti ad abusi e portare a un falso senso di sicurezza ambientale. «Le certificazioni vanno assolutamente regolamentate e accreditate a livello internazionale da un ente terzo (organismi di verifica e validazione della carbon footprint). Mentre IETA e altri organi di gestione hanno lavorato in modo decisamente nebbioso» conclude l’ex Tecnico del Ministero dell’Ambiente.
Di seguito gli aspetti positivi e quelli negativi indicati da Daniele Roscino Avetrani e che aiutano gli imprenditori a capire quali sono i parametri da seguire in un’eventuale scelta di Carbon Credits.
Aspetti positivi
RIDUZIONE DELLE EMISSIONI: Il principale beneficio dei carbon credits è la loro capacità di incentivare la riduzione delle emissioni di gas serra. Le imprese che adottano pratiche eco-sostenibili possono guadagnare crediti, creando così uno stimolo finanziario per investire in tecnologie a basse emissioni.
SVILUPPO DI TECNOLOGIE VERDI: Il mercato dei carbon credits incoraggia lo sviluppo e l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale. Aziende e paesi che investono in soluzioni energetiche sostenibili possono generare crediti, promuovendo l’innovazione nel settore.
PROMOZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ: I carbon credits forniscono un meccanismo tangibile per valutare e premiare le iniziative sostenibili. Le imprese possono migliorare la propria immagine pubblica dimostrando un impegno concreto nella riduzione delle emissioni, attraendo così clienti sensibili alle tematiche ambientali.
I mercati dei crediti di carbonio possono essere soggetti a manipolazione e frodi
Aspetti negativi
RISCHIO DI GREENWASHING: Alcune critiche riguardano il rischio di «greenwashing», ovvero la pratica di presentare un’immagine falsamente sostenibile. Alcune aziende potrebbero utilizzare i carbon credits per mascherare pratiche ambientali non sostenibili, compromettendo l’efficacia del sistema.
COMPLESSITÀ E OPACITÀ: Il mercato dei carbon credits può risultare complesso e opaco, con regole e standard variabili. Questa mancanza di trasparenza può rendere difficile valutare l’effettivo impatto ambientale delle azioni finanziate dai crediti di carbonio.
INSTABILITÀ POLITICA: I cambiamenti nelle politiche governative possono influenzare significativamente i mercati dei crediti di carbonio. Modifiche nelle regolamentazioni o nell’impegno politico possono alterare la domanda e l’offerta di crediti di carbonio, comportando rischi per le imprese coinvolte in progetti di riduzione delle emissioni.
CONCENTRAZIONE DELLE RISORSE: Alcuni sostengono che i carbon credits possano distogliere l’attenzione da soluzioni più radicali e a lungo termine, come la transizione verso un’economia completamente sostenibile.
VULNERABILITÀ A MANIPOLAZIONI: I mercati dei crediti di carbonio possono essere soggetti a manipolazioni e frodi. Sono stati segnalati casi di vendita di crediti falsi o di progetti che non contribuiscono effettivamente alla riduzione delle emissioni. Ciò solleva preoccupazioni sulla necessità di regolamentazioni robuste e di meccanismi di verifica accurati.
Chi è Daniele Roscino Avetrani?
Daniele Roscino Avetrani ha un’esperienza nell’ambito della sostenibilità di oltre 20 anni, di cui 10 trascorsi all’estero, gestendo progetti della Commissione Europea sviluppati in Serbia, Russia, Montenegro, Albania, Macedonia, Bulgaria e Romania da banche internazionali, istituzioni e aziende nel settore dell’energia e dell’ESG. Prima di unirsi al Consiglio di Amministrazione del Ministro italiano per l’Ambiente Corrado Clini per lo sviluppo del Programma Nazionale delle Impronte Ambientali ottenendo le prime partnership con importanti attori italiani (Pirelli, Benetton, Gucci, Enel, Eataly, Unicredit, NTV, Intesa Sanpaolo, ecc.), è stato direttore del Task Force IMELS per l’Europa Centrale e Orientale, esperto in negoziazione e avvio all’interno dei programmi di cooperazione internazionale legati allo Sviluppo Sostenibile, Cambiamenti Climatici, Energia e settori ICT, gestendo un team di 15 esperti e riportando direttamente all’ex Ministro.
Attualmente è impegnato come Fondatore di ecosostenibile.eu®, una startup innovativa e benefit ESGtech che ha realizzato l’unico SaaS platform e-CO2, strumento che aiuta le aziende a raggiungere i loro obiettivi ESG, garantendo la conformità ma supportando anche il percorso verso la sostenibilità per il mercato volontario con un approccio full stack. La piattaforma ESG e-CO2 è in grado di misurare e certificare (tramite un terzo) l’impronta di carbonio, l’economia circolare, l’efficienza energetica, la compensazione, il sistema di scambio delle emissioni (ETS), qualsiasi impatto ESG all’interno dell’azienda.