Ridurre i flussi di automobili nei centri urbani, sviluppare infrastrutture che facilitino l’accesso alle città tramite mezzi pubblici e combattere l’evasione tariffaria, recuperando risorse preziose per migliorare i servizi. Sono questi gli obiettivi per salire la percentuale del trasporto pubblico, oggi ferma al 7-8%, almeno al 10-15%, in linea con gli standard europei. Il focus di Pianura Network sulla mobilità, che si è svolto presso la Fiera di Treviglio, guarda al futuro, evidenziando l’importanza di un cambio di mentalità. La Generazione Z, nata tra il 1995 e il 2010, è già più predisposta a rinunciare all’auto privata in favore di mezzi di mobilità condivisa come autobus, treni, car sharing e bike sharing. Questa generazione è globale, multiculturale e sensibile alle tematiche ambientali, avendo un concetto di mobilità molto diverso da quello delle generazioni precedenti. Pianificare la mobilità del futuro richiede visioni strategiche a lungo termine, con investimenti mirati e l’introduzione di tecnologie innovative. Ma anche le aziende devono fare la loro parte.
Meno di 1 lavoratore su 4 risiede nel comune in cui lavora
Le province lombarde dell’area di Pianura Network raccontano una realtà variegata, in cui meno di un lavoratore su quattro risiede nel comune in cui lavora, con spostamenti casa-lavoro mediamente più lunghi per i giovani e differenze tra territori. I dati di Zucchetti mostrano anche un ricorso limitato allo smart working, con differenze significative tra settori. Per un territorio a imprenditorialità diffusa e piccole imprese, l’integrazione tra mobilità pubblica e privata è una sfida da esplorare, verso un modello di mobility management capace di adattarsi alla complessità della pianura lombarda
Ma come si spostano i lavoratori nell’area di Pianura Network?
A raccontare la quotidianità degli spostamenti è una platea di 214.116 lavoratori residenti nel territorio territorio e occupati in 36.246 aziende, con sede anche fuori dal perimetro della pianura, servite da Zucchetti: un campione rappresentativo, analizzato dall’Osservatorio di Pianura Network, per comprendere le ampie dinamiche della mobilità. Di queste 214.116 persone, solo 48.548 lavorano nella stessa città in cui vivono: il 22,7%, meno di uno su quattro.
Il 77,3% del campione lavora in una città diversa da quella in cui vive: tra questi, il 50,9% lavora in un comune della stessa provincia, il 22,5% lavora in una provincia diversa da quella di residenza, il 3,9% esce dai confini regionali.
Osservando le distanze medie casa-lavoro, i valori più bassi si riscontrano a Bergamo (10,8 chilometri); nelle province di Brescia, Cremona, Lodi e Mantova si segnalano invece spostamenti leggermente più ampi, tra i 12 e i 13 chilometri in media; mentre la provincia di Pavia spicca per le distanze medie più marcate, superiori ai 17 chilometri.
Se guardiamo invece l’età dei lavoratori, notiamo come risultano più ampie le di stanze percorse dai lavoratori della Generazione Z (nati tra i medio-tardi anni Novanta e i primi anni Dieci, in media 14,5 chilometri) e dei Millennials (nati tra l’ini zio degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta, in media 13,5 chilometri), mentre gli spostamenti si ridu cono tra la Generazione X (persone nate tra il 1965 e il 1979, in media 12,9 chilometri) e i Baby boomer (chi è nato tra il 1946 e il 1964, in media 12,1 chilometri). Perché? All’inizio della propria carriera lavorativa c’è una maggior propensione alla mobilità.
Il fenomeno dello smart working
Nelle province della pianura, in media si fa ricorso allo smart working tra le 7,1 ore (Mantova) e le 7,9 ore (Brescia) a settimana, l’equivalente indicativo di una giornata completa di lavoro; il venerdì è il giorno della settimana in cui si fa più utilizzo del lavoro a distanza, mentre al lunedì si registra il ricorso più basso. Quanto all’età, i Millennials sono coloro che sfruttano maggiormente questa modalità di lavoro.
Per il futuro dell’area di Pianura Network, che beneficia di infrastrutture importanti, come l’aeroporto Il Caravaggio, le autostrade A4 e Brebemi, così come la linea ferroviaria che collega Milano a Venezia, occorre dunque immaginare un’integrazione fra mobilità privata e mobilità pubblica con soluzioni ancora da esplorare. Nei prossimi anni si svilupperà certamente il car sharing verso una mobilità condivisa e sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico.
Il cittadino lombardo potrà muoversi liberamente e comodamente utilizzando diversi mezzi di trasporto, tutti integrati tra loro. Sarà possibile, ad esempio, uscire di casa, prendere una bici in sharing, poi un treno e infine un car sharing, il tutto gestito con un unico biglietto digitale, scegliendo la modalità più adatta alle proprie esigenze fra trasporto su gomma e su ferro.
Le esperienze in campo che coinvolgono le aziende
Con la pandemia, che ha rivoluzionato le abitudini di lavoro, il mobility manager assumerà un ruolo sempre più centrale nella gestione della mobilità aziendale, bilanciando esigenze di efficienza e sostenibilità. Secondo Zucchetti l’uso dei dati e la personalizzazione delle soluzioni hanno portato a nuove strategie per ridurre l’impatto ambientale, coinvolgendo in prima persona le PMI, in modo da affrontare anche la sfida della rendicontazione ESG.
Verso un trasporto pubblico a basse emissioni
La recente ricerca di Arthur D. Little evidenzia le sfide e le opportunità del Trasporto Pubblico Locale (TPL) in Italia, con l’obiettivo ambizioso di raggiungere una flotta a emissioni quasi zero entro il 2033. La transizione verso veicoli elettrici e a basso impatto ambientale richiede un cambio di paradigma in un settore attualmente frammentato e carente in termini di investimenti.
L’età media italiana del parco mezzi TPL è attualmente di 14 anni, contro i 9 europei. Volgendo lo sguardo al futuro, un AssetCo potrebbe garantire risparmi significativi, stimati in circa 1,7 miliardi di euro in costi operativi e 1 miliardo in conto capitale, grazie all’acquisto centralizzato e alla manutenzione agevolata dei veicoli.
Franco Gazzotti, consulente senior per il trasporto pubblico locale, ha sottolineato come «l’Italia è arrivata a toccare le 684 auto ogni mille abitanti. Per dirottare gli utenti verso il servizio pubblico, secondo Gazzotti non serve abbassare le tariffe, ma sono necessarie puntualità, frequenza e regolarità dei mezzi di trasporto.
Servirà una riduzione dei flussi d’ingresso ai centri storici, introducendo una buona politica della mobilità». Giovanni Sanga, presidente di Sacbo, la società che gestisce l’aeroporto di Orio al Serio, ha confermato l’importanza dell’infrastruttura strategica per il territorio. «Tra il 2025 e il 2026 verranno terminati i lavori per la realizzazione del collegamento ferroviario ed è già stato calcolato che circa il 30% degli utenti potrebbe utilizzare il treno anziché muoversi con l’auto per raggiungere il nostro scalo.
Liliana Donato, direttore generale di Atb, ha ricordato i progetti che miglioreranno la mobilità nella Bergamasca. «Mi riferisco alla linea tranviaria T2, dal capoluogo verso la Valle Brembana, con 17 fermate, che si snoderà per circa 12 chilometri e sarà affiancata da una pista ciclabile. È inoltre partito anche il progetto e-BRT, che riguarderà Bergamo e altri sei comuni (Stezzano, Lallio, Dalmine, Osio Sotto, Osio Sopra e Verdellino) con 170 corse giornaliere operate grazie a 15 autobus elettrici. Ed entro il 2026 si concluderanno anche i lavori della nuova stazione ferroviaria di Bergamo».
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