I DATI DI PIANETA SUI TRASPORTI PUBBLICI
Le province lombarde dell’area di Pianura Network raccontano una realtà variegata, in cui meno di un lavoratore su quattro risiede nel comune in cui lavora, con spostamenti casa-lavoro mediamente più lunghi per i giovani e differenze tra territori. I dati di Zucchetti mostrano anche un ricorso limitato allo smart working, con differenze significative tra settori. Per un territorio a imprenditorialità diffusa e piccole imprese, l’integrazione tra mobilità pubblica e privata è una sfida da esplorare, verso un modello di mobility management capace di adattarsi alla complessità della pianura lombarda
Meno di una persona su quattro lavora nel comune di residenza. È da questo punto di partenza – letterale e metaforico – che si può raccontare la portata della sfida del mobility management in azienda. Un compito prezioso e complesso, che s’intreccia a molti fattori: l’ampiezza delle distanze, l’equilibrio con la vita privata, il ricorso allo smart working. A fotografare la situazione sono i dati di Zucchetti, società leader nelle soluzioni software per le aziende anche nell’ambito della gestione della mobilità: attraverso l’analisi degli insights ricavati dai clienti HR Zucchetti nel bacino di Pianura Network (le province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova e Pavia) si colgono infatti gli aspetti peculiari dei diversi territori e dei diversi profili di lavoratori. A raccontare la quotidianità degli spostamenti è una platea di 214.116 lavoratori residenti in questo territorio e occupati in 36.246 aziende (con sede anche fuori dal perimetro della pianura), un campione rappresentativo per comprendere le ampie dinamiche della mobilità. Di queste 214.116 persone, solo 48.548 lavorano nella stessa città in cui vivono: il 22,7%, meno di uno su quattro. La sfida è dunque ampia, perché c’è un 77,3% del campione che lavora in una città diversa da quella in cui vive: tra questi, il 50,9% lavora in un comune della stessa provincia, il 22,5% lavora in una provincia diversa da quella di residenza, il 3,9% esce dai confini regionali. «Progettare la mobilità in un territorio vasto e peculiare come quello della pianura è complesso» premette Aldo Cristadoro, direttore scientifico di PiaNetA, l’Osservatorio di Pianura Network. «Siamo di fronte a uno scenario frammentato, con persone che si muovono per lavoro in modalità variegate. Se meno di una persona su quattro lavora nel comune di residenza, diventa difficile pensare di risolvere la questione solo ragionando sul trasporto pubblico locale o sulla mobilità dolce. Occorre immaginare un’integrazione fra mobilità privata e mobilità pubblica con soluzioni ancora da esplorare». Influisce anche la «morfologia» dell’impresa, perché l’imprenditorialità che rende vivace il tessuto della pianura poggia solide basi sulle piccole imprese. Delle 36.246 aziende considerate in quest’analisi, il 60,3% ha infatti al massimo 15 dipendenti, e un altro 21,9% è nella fascia 16-100 dipendenti: poco più del 15% di imprese occupa più di 100 persone. «La pianura è caratterizzata da un’imprenditorialità diffusa e parcellizzata, che ha bisogno di una mobilità altrettanto diffusa e parcellizzata – aggiunge Cristadoro. «Un ruolo importante può essere interpretato dalle grandi aziende o dalle aggregazioni di aziende più piccole, per sviluppare proposte coordinate».
Spostamenti casa-lavoro
Centro e periferia
Il vasto contesto della pianura restituisce alcune peculiarità. Osservando le distanze medie casa-lavoro, i valori più bassi si riscontrano a Bergamo (10,8 chilometri); nelle province di Brescia, Cremona, Lodi e Mantova si segnalano invece spostamenti leggermente più ampi, tra i 12 e i 13 chilometri in media; mentre la provincia di Pavia spicca per le distanze medie più marcate, superiori ai 17 chilometri. Le differenze tra province si colgono ulteriormente disaggregando i dati. A Bergamo, ad esempio, il 50,4% degli spostamenti casa-lavoro è compreso in Mantova un raggio di 5 chilometri, mentre si scende al 49% a Brescia, al 43,2% a Cremona, al 42,3% a Lodi, al 36,6% a Mantova, al 28,1% a Pavia. Osservando invece gli spostamenti più lunghi, in provincia di Pavia il 20% dei lavoratori percorre oltre 31 chilometri per raggiungere la propria azienda. «Le province più grandi, come Bergamo e Brescia, hanno movimenti più contenuti, e questo può essere anche legato alla natura del tessuto economico locale» ragiona Cristadoro. «Altre province presentano distanze più lunghe per via di una maggior concentrazione di spostamenti verso Milano, come nel caso di Pavia».
DISTANZA CASA-LAVORO (% sul totale dei lavoratori residenti in ogni provincia)
Una questione (anche) sociale
La frequenza e l’intensità degli spostamenti casa-lavoro consente di scorgere anche un riflesso di alcune dinamiche più strettamente sociali connesse al mercato del lavoro, alle tappe della vita e al work life balance. Più si è giovani, più gli spostamenti casa-lavoro sono ampi: in particolare, infatti, risultano più ampie le distanze percorse dai lavoratori della Generazione Z (nati tra i medio-tardi anni Novanta e i primi anni Dieci, in media 14,5 chilometri) e dei Millennials (nati tra l’inizio degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta, in media 13,5 chilometri), mentre gli spostamenti si riducono tra la Generazione X (persone nate tra il 1965 e il 1979, in media 12,9 chilometri) e i Baby boomer (chi è nato tra il 1946 e il 1964, in media 12,1 chilometri). Perché? «All’inizio della propria carriera lavorativa c’è una maggior propensione alla mobilità – osserva Cristadoro – e questo si riflette nelle maggiori distanze che percorrono le generazioni più giovani. Col passare degli anni, al progredire della carriera e all’aumentare delle possibilità economiche, come nel caso delle generazioni più adulte, vi è invece una tendenza a trasferirsi o ad acquistare casa più nelle vicinanze del proprio posto di lavoro. Sullo sfondo s’intravede però anche una dinamica connessa al bilanciamento vita-lavoro». Lo suggeriscono altri dati elaborati da Zucchetti: la di stanza casa-lavoro risulta mediamente più ridotta tra le donne e tra i lavoratori con figli, che tendono così a privilegiare soluzioni professionali più vicine all’abitazione e a dove si sviluppa la vita dei propri cari.
Distanze medie casa-lavoro a seconda della generazione
Presente e futuro dello smart working
Quando nel 2020 la pandemia sconvolse il mondo e impattò profondamente sull’organizzazione aziendale, s’innescò la rapidissima rivoluzione dello smart working. Oggi il mondo delle imprese ha assunto questa opzione come un elemento strutturale della propria quotidianità, pur all’interno di una continua ricerca d’equilibrio tra le esigenze delle aziende e gli orientamenti dei lavoratori. I dati di Zucchetti scattano un’istantanea anche di questo aspetto. Nelle province della pianura, in media si fa ricorso allo smart working tra le 7,1 ore (Mantova) e le 7,9 ore (Brescia) a settimana, l’equivalente indicativo di una giornata completa di lavoro; il venerdì è il giorno della settimana in cui si fa più utilizzo del lavoro a distanza, mentre al lunedì si registra il ricorso più basso. Quanto all’età, i Millennials sono coloro che sfruttano maggiormente questa modalità di lavoro. «La riflessione attorno allo smart working è più complessa di quanto possa apparire – conclude Cristadoro. Lo smart working si può applicare su larga scala solo nelle aziende dei servizi: è una soluzione parziale per alcuni tipi di figure, ma non aiuta a rispondere in maniera complessiva alle sfide della mobilità. Se sui servizi può essere una soluzione che abbassa il ricorso al mezzo privato, non è invece possibile per le aziende manifatturiere, capillarmente diffuse anche nella pianura: in questi casi, l’unica soluzione è una nuova gestione della mobilità».