FNM CON INTERVISTA AD ANDREA GIBELLI
Nell’intervista ad Andrea Gibelli, presidente di FNM, emerge una visione ambiziosa del futuro della mobilità in Lombardia, fondata su tre pilastri principali: sostenibilità, innovazione tecnologica e integrazione territoriale. Gibelli approfondisce l’importanza di un sistema di trasporto integrato che colleghi grandi centri urbani e piccoli comuni, contrastando l’abbandono delle aree periferiche. Tra le soluzioni proposte, la “customizzazione” della mobilità e l’uso dell’idrogeno rappresentano le scommesse più innovative, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e migliorare l’efficienza. Gibelli sottolinea inoltre il ruolo strategico delle aziende nella pianificazione della mobilità, aprendo a una collaborazione per creare soluzioni su misura per dipendenti e territorio
Nel variegato e complesso mondo del trasporto pubblico, Andrea Gibelli, presidente di FNM, ci offre una visione chiara e articolata del futuro della mobilità in Lombardia, affrontando temi cruciali come la sostenibilità, l’innovazione tecnologica e l’integrazione territoriale. Nell’intervista si analizzano sfide e opportunità, con particolare attenzione alla transizione verso nuovi modelli di trasporto che possano rispondere sia alle esigenze delle aziende che a quelle dei giovani e delle aree interne, troppo spesso escluse dai grandi flussi economici e demografici. Una visione che può aiutare le aziende di Pianura Network a capire il futuro della mobilità e a prendere decisioni per la propria attività e i collaboratori che ogni giorno devono raggiungere il luogo di lavoro.
La mobilità diventa un fattore Fondamentale per riequilibrare il territorio. Bisogna progettare un sistema che permetta ai piccoli centri l’accesso agli stessi servizi e opportunità che si trovano in città
Presidente Gibelli, in un contesto di continua evoluzione, quali sono gli obiettivi principali che FNM si pone in termini di mobilità integrata, innovazione e sostenibilità?
Il nostro impegno è di lungo corso e mira a trasformare la mobilità lombarda rendendola sempre più integrata, sostenibile e innovativa. In particolare, lavoriamo sull’integrazione modale, un concetto che permette di combinare diversi mezzi di trasporto in modo fluido ed efficiente. Progetti come FILI vanno in questa direzione, cercando di unire trasporto pubblico locale, urbanistica e servizi di mobilità a basso impatto ambientale. Il problema è che spesso si ragiona su scala troppo ridotta: piccole startup propongono soluzioni innovative, ma mancano di visione territoriale globale. Noi vogliamo invece creare un sistema che non solo favorisca l’efficienza dei singoli mezzi di trasporto, ma che plasmi l’intero tessuto urbano. Nel futuro vediamo città che non si limitano ad adottare tecnologie smart o l’intelligenza artificiale, ma che promuovono una vera integrazione tra mobilità e pianificazione urbanistica. La domanda centrale è: che tipo di città vogliamo avere nel 2050? Già oggi, gli studi demografici ci indicano una tendenza che vede il 40% della popolazione mondiale concentrarsi nelle città nell’emisfero nord entro il 2050, mentre la percentuale sale all’80% nell’emisfero sud. Questo ci porta a riflettere su come strutturare il nostro territorio. In Lombardia, Milano, Bergamo e Brescia sono ormai un’unica grande metropoli: dobbiamo pianificare una mobilità che non solo colleghi queste aree, ma che prevenga la desertificazione dei piccoli centri.
Quali sono le conseguenze di questa tendenza alla concentrazione della popolazione nelle grandi città?
Stiamo già vedendo gli effetti dell’inverno demografico nei piccoli centri lombardi. L’età media della popolazione nei comuni più piccoli è decisamente più alta rispetto a quella delle città. Questo è dovuto al fatto che i giovani, in cerca di opportunità lavorative e di servizi, si spostano verso i grandi centri urbani. Il problema è che questo fenomeno rischia di trasformare le nostre piccole città in luoghi sempre più marginali. Oggi ci si trasferisce in una grande città non solo per il lavoro, ma anche per accedere ai servizi: il medico, la banca, le scuole, servizi che nei piccoli centri stanno scomparendo. Gli anziani si adattano, grazie anche a una cultura legata alla proprietà della casa, ma i giovani no. Loro cercano più flessibilità e opportunità di crescita. La mobilità diventa così un fattore fondamentale per riequilibrare il territorio. Non possiamo più pensare a una mobilità che si concentri esclusivamente sulle grandi città. Bisogna progettare un sistema che permetta anche ai piccoli centri di essere competitivi, dando a chi vi abita l’accesso agli stessi servizi e opportunità che si trovano in città.
Alla luce di questa analisi, come state affrontando il problema della mobilità nelle aree più periferiche?
Abbiamo bisogno di costruire un’infrastruttura che non solo colleghi le grandi città, ma che includa anche quelle aree che rischiano di essere isolate. Per esempio, stiamo lavorando a un concetto che chiamiamo “customizzazione” del trasporto, ossia una mobilità su misura, dove ogni individuo possa combinare diversi mezzi in base alle proprie esigenze, sia che si tratti di lavoro, tempo libero o altre attività. È necessario un investimento significativo, perché questo richiede una rete di trasporti che non si limiti a collegare i poli principali, ma che raggiunga anche i centri minori. Questo modello potrebbe essere esteso anche al trasporto aziendale, dove le navette aziendali non solo riducono il traffico privato, ma offrono anche una soluzione di welfare aziendale per i lavoratori.
L’idrogeno permette di innovare senza dover stravolgere il territorio. È una tecnologia che sfrutta l’infrastruttura esistente
E proprio su questo punto, come si collegano le esigenze delle aziende alla pianificazione della mobilità?
Il nostro obiettivo è quello di coinvolgere sempre più aziende nel processo di pianificazione della mobilità. Abbiamo già iniziato a collaborare con grandi realtà industriali per disegnare modelli di trasporto su misura. Ci piacerebbe che le aziende vedessero la mobilità come un fattore strategico di welfare per i dipendenti, non solo in termini di abbonamenti ai trasporti pubblici, ma come una vera e propria pianificazione personalizzata delle loro esigenze di spostamento. Questo è il passo successivo su cui stiamo lavorando oggi, sempre più aziende considerano l’abbonamento ai mezzi pubblici come parte integrante dei benefit per i dipendenti. Tuttavia, il vero cambiamento avverrà quando le aziende stesse cominceranno a sedersi al tavolo con noi per disegnare soluzioni di mobilità ad hoc, non limitandosi ai soli abbonamenti, ma pensando a come ottimizzare i percorsi casa-lavoro, ridurre il traffico e migliorare la qualità della vita dei dipendenti.
Parlando di innovazione, l’idrogeno è una delle scommesse di FNM. Ci può spiegare meglio come si inserisce questo progetto nel quadro generale della mobilità sostenibile?
L’idrogeno rappresenta una delle nostre scommesse più importanti. Abbiamo scelto di investire in questa tecnologia per diverse ragioni. In primo luogo, l’idrogeno ci permette di evitare lavori invasivi sull’infrastruttura esistente, come sarebbe invece necessario per l’elettrificazione. Ad esempio, per la linea Brescia-Iseo-Edolo, l’idrogeno ci consente di mantenere intatte le gallerie storiche e di non doverle ampliare, cosa che sarebbe necessaria se utilizzassimo l’elettricità. Questo evita l’impatto ambientale e sociale di cantieri estesi, con chiusure di linee e disagi per i residenti. Inoltre, dal punto di vista economico, l’investimento per l’idrogeno è comparabile a quello per l’elettrificazione, ma con il vantaggio di non dover interrompere il servizio per anni. L’idrogeno ci permette di innovare senza dover stravolgere il territorio. È una tecnologia che sfrutta l’infrastruttura esistente, e questo è fondamentale in aree delicate dal punto di vista ambientale come la Valcamonica. I nostri treni all’idrogeno saranno una risposta concreta alle esigenze di sostenibilità, riducendo l’impatto ambientale e garantendo un servizio efficiente e moderno.
Come l’intelligenza artificiale sta trasformando la gestione delle infrastrutture di mobilità in Lombardia?
La gestione delle infrastrutture di mobilità oggi richiede un’intelligenza ‘aumentata’, che vada oltre le capacità umane tradizionali. Esistono tecnologie di monitoraggio continuo, come sensori e intelligenza artificiale, per analizzare ponti, strade e gallerie. Questo permette di monitorare la ‘salute’ strutturale in tempo reale, pianificando una manutenzione predittiva. Inoltre, sfruttando i Big Data raccolti da cellulari e scatole nere, si può leggere la domanda di mobilità e sviluppare modelli predittivi. Questi strumenti innovativi consentono di prendere decisioni informate, migliorare la gestione del traffico e rispondere in modo più efficiente ai bisogni delle comunità.
Guardando al futuro, possiamo dire che la Lombardia avrà una mobilità sempre più personalizzata e su misura per i cittadini?
Assolutamente sì. Il futuro della mobilità lombarda sarà basato su un modello sempre più personalizzato. Immaginiamo un sistema in cui ogni cittadino possa muoversi liberamente e comodamente utilizzando diversi mezzi di trasporto, tutti integrati tra loro. Sarà possibile, ad esempio, uscire di casa, prendere una bici in sharing, poi un treno e infine un car sharing, il tutto gestito con un unico biglietto digitale. Questo è il nostro obiettivo: semplificare la vita delle persone e ridurre l’impatto ambientale, rendendo la mobilità più accessibile e sostenibile. Stiamo già lavorando per integrare questi servizi, e nel prossimo decennio vedremo una Lombardia dove ogni persona avrà la possibilità di scegliere il mezzo di trasporto più adatto alle proprie esigenze, senza complicazioni.