Quando abbiamo pensato a un approfondimento sulla mobilità, ci siamo naturalmente posti delle domande. Poi, in un turbinio di notizie e nel vivo del braccio di ferro tra la Cina e la UE – con l’argomento dazi in primo piano – lo scontro sull’elettrico è diventato il tema caldo dell’autunno. E se in questa bagarre la Germania è stata chiamata a “mediare” dallo stesso ministro cinese Wang Wentao in previsione del voto definitivo sulle tariffe aggiuntive che colpirebbero le importazioni provenienti dall’Asia, in Europa occorre prendere atto del crollo di vendite di veicoli elettrici, con i produttori che cominciano a tre mare davvero, sollecitando Acea nella revisione degli obiettivi previsti per il futuro.
È, in fondo, la voce dell’Italia produttiva, che con il Ministro delle Imprese Adolfo Urso si è sempre dichiarata favorevole alla richiesta di accelerare al 2025 la revisione degli standard di Co2 dell’Ue per le automobili: una proposta che inizialmente sembrava potesse essere
appoggiata anche dalle autorità tedesche ma che, alla fine, si è conclusa con una rapido dietro front e i termini confermati per quanto già stabilito dalla Commissione Ue per l’anno 2026.
Ma allora, dove sta andando il settore automotive? Stretto tra i vincoli del green deal, quali saranno le sfide che dovrà affrontare nell’ormai prossimo futuro?
Il rinnovato Parlamento Europeo riuscirà a far convivere la sua anima più ecologista con le necessità (e la realtà finora snobbata) dell’indotto continentale in crisi? E l’Italia, riuscirà finalmente ‘a pesare’ nelle decisioni finali? Ce ne sarebbero molte altre, ovviamente, ma non abbiamo certo la presunzione di riuscire a trovare una risposta a tutte.
Siamo però convinti che gli spunti che giungeranno dalle riflessioni contenute tra queste pagine contribuiranno a diradare la nebulosità che appanna il momento, limitato tra logiche di mercato imposte dalla politica comunitaria e la mirabile operazione di espansione
produttivo-commerciale finora proposta dai costruttori asiatici.
E se gli incentivi governativi arrivati prima dell’estate hanno solo velatamente dato ossigeno al comparto, è necessario che seguano piani strutturali di più ampio
respiro, con un dibattito che – mai come ora – necessita di dialogo tra politica, industria e rappresentanza sindacale, magari con un approccio più pragmatico che ideologico.
Proprio per questo, nell’edizione del Magazine che state sfogliando, grazie ad autorevoli firme del giornalismo di settore e a interviste mirate a chi l’automotive lo conosce, lo vive e lo stimola, proveremo a capire qualcosa di più.
Tra voci favorevoli e contrarie all’elettrico, posizioni più conservatrici e altre orientate all’incentivo di nuove fonti, approfondiremo il pensiero di enti, associazioni di categoria, aziende e professionisti quotidianamente impegnati in un settore che, oltre alla produzione di veicoli, interessa e coinvolge componentistica, rete di vendita, assistenza, rifornimento, collezionismo e tanto altro ancora. In Pianura, più che altrove.
Automotive in bilico tra sostenibilità e crisi di mercato
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