OFFICINA MECCANICA ZANOTTI A CREMA
L’entusiasmo dell’agenda 2030 viene smorzato inesorabilmente dall’andamento del mercato che vede una frenata preoccupante nella vendita sia delle auto elettriche che delle macchine endotermiche. Non sono più velate le esternazioni dei grandi costruttori europei, in forte crisi, che dichiarano quasi all’unisono dei cambiamenti di strategia. In Italia in particolare la bassa percentuale di vendite ha confermato il calo del settore totalmente elettrico. Il ritardo e la gestione degli incentivi statali è una motivazione che sembra non reggere più: il problema è ben più profondo. Ad analizzare l’argomento interviene Pietro Perolini, Amministratore delegato e General manager di OMZ Officina Meccanica Zanotti, azienda cremasca leader in Europa nel settore meccanica, che si occupa della produzione di componenti torniti di altissima precisone per settore automotive
In che modo l’aumento dei costi delle materie prime e l’inflazione stanno influenzando i prezzi e l’accessibilità delle auto elettriche nel mercato europeo?
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Pur non essendo io un esperto di alta finanza, mi pare evidente che l’incontrollato aumento dei costi delle materie prime, sia stato influenzato dalle pessime scelte strategiche dei nostri governanti. Questo è stato uno dei principali fattori di questa crisi, che insieme al forte aumento del costo dell’energia elettrica, che ha quasi quadruplicato il suo valore nel 2022 (tematica troppo poco discussa nelle sedi dell’UE), rappresentano due fattori “letali” per il nostro sviluppo. Questo mix di maggiori costi ha impattato in modo sistematico su quasi tutti settori produttivi.
Incentivi: unico volano commerciale per le vendite delle auto elettriche. Totale confusione e instabilità nel settore
Perolini: fra Omz e Lamborghini, sempre col piede sull’acceleratore
Fondata a Crema (CR) nel 1983 da Cesare e Marina Zanotti, nata come azienda nel settore della torneria automatica conto terzi, l’anno scorso OMZ ha celebrato i suoi 40 anni di vita.
Investimenti continui in tecnologie avanzate e un sistema di garanzia della qualità che coinvolge tutti i dipendenti (circa 85 addetti), si pone fra le aziende più dinamiche e performanti del settore. L’azienda è certificata UNI EN ISO 9001 e IATF 16949, ed è classificata come fornitore “Classe A” da importanti aziende nel settore automobilistico.
Pietro Perolini, un giovane di 33 anni, attualmente ricopre la posizione di Amministratore Delegato e General Manager, con una significativa esperienza come Responsabile Commerciale e Key Account Manager. Grazie alla costante formazione di alto livello e alle competenze acquisite, gestisce anche la pianificazione strategica, il controllo della gestione
e gli acquisti di materie prime, amministrando un team di 60 persone grazie alla collaborazione dei responsabili di funzione. Perolini è anche l’inventore di due brevetti in cui il know-how di OMZ è stato declinato per il settore del packaging in campo cosmetico, coordinando le attività di ricerca e sviluppo, industrializzazione e vendita dei prodotti brevettati. Dal 2019 fa parte del team di piloti professionisti di Automobili Lamborghini S.p.A. – le sue mansioni spaziano dai corsi di guida e presentazioni di prodotto, fino ad attività di ricerca e sviluppo e relazioni con la stampa. Questo permette a Perolini di avere una visione a 360° su tutto il settore di riferimento di OMZ.
Quali sono i principali fattori che stanno rallentando la crescita delle vendite di auto elettriche in Europa e in Italia?
Sicuramente va spesa una riflessione approfondita sul fatto che, probabilmente, non eravamo pronti e non lo saremo per decenni, dal punto di vista di infrastrutture e supporti a questo tipo di mobilità. Le politiche economiche e industriali europee, non mi pare siano state particolarmente vincenti, piuttosto sono state portate avanti da una cieca propaganda alla quale non sono seguite strategie sostenibili dal punto di vista economico, energetico e sociale.” Il fatto che un’auto (elettrica o endotermica) costi molto meno quando arriva dal mercato asiatico – per esempio – è un chiaro segnale di come i nostri governi e i nostri manager non siano stati assolutamente attenti o interessati a proteggere il mercato europeo dell’automotive, riconosciuta da sempre come l’Eccellenza per antonomasia. Chi comanda è il mercato e i dati non mentono mai: chi non vede il disastro che hanno e stanno causando, è solamente molto ipocrita.
In Europa adempimenti e obblighi sempre in crescita, mentre il mercato asiatico è in grado di proporre modelli di pari livello a prezzi più concorrenziali
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Ritieni prolifiche le strategie dell’Europa e degli Stati europei, e in particolare quello italiano, in termini di incentivi fiscali e politiche a sostegno del mercato delle auto elettriche?
Per quanto riguarda gli incentivi, sicuramente sono stati l’unico volano commerciale per favorire le vendite delle auto elettriche ma, sempre stando agli ultimi dati del mercato, l’Italia è il fanalino di coda nel le vendite dell’elettrico fra gli stati membri (solo il 14,5% circa sul volume totale di veicoli immatricolati). Se per invogliare le persone a comprare un prodotto dobbiamo “regalare” dei soldi, fare sconti sulle tariffe autostradali e scontare bolli e superbolli, significa che già in partenza siamo coscienti del fatto che stiamo vendendo un prodotto con qualche “problema”. La situazione che si genera è quindi di totale confusione nel mercato che non sa esattamente cosa è meglio scegliere per sé, per la società, per il pianeta e via discorrendo, creando un’alta sensazione di instabilità nel settore. È sempre più palese come la mancanza di competenze, lungimiranza e visione dei nostri rappresentanti stia portando ad un inesorabile declino. Sarebbe auspicabile che, prima di fare delle scelte che sostanzialmente cambiano la società e il modus vivendi, chi governa e legifera si confrontasse con chi ogni giorno lavora e affronta le mille sfide del mercato e della burocrazia.
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In che misura la concorrenza dei produttori cinesi di veicoli elettrici sta influenzando la crisi delle vendite di auto elettriche in Italia e nel resto d’Europa?
Come già anticipato in precedenza è sicuramente una questione di costi. I produttori europei e tutta la supply chain devono rispettare adempimenti e obblighi estremamente onerosi e sempre in crescita, non si è quindi in grado di sostenere un prezzo al pubblico particolarmente abbordabile. In aggiunta il mercato asiatico, in particolare quello cinese e indiano, sta sbaragliando la concorrenza perché è in grado di governare il mercato delle materie prime, avendo loro la proprietà dei giacimenti, gestire costi della manodopera e costi operativi totalmente diversi dai nostri. Il risultato, non avendo defiscalizzato le aziende e imposto dei dazi sulle importazioni, è che i car-makers del Far East possono proporre modelli di pari livello e con identiche performance, a prezzi decisamente più concorrenziali.
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Diplomazia e cooperazione con paesi in forte espansione, altrimenti dovremo attenderci un tracollo sempre più grave negli anni a venire
In definitiva, pensi si sia fatto il passo più lungo della gamba con questa corsa forzata verso la transizione all’elettrico?
Assolutamente si. “Qualcuno” ha detto che entro 2035 non ci saranno più auto termiche in circolazione. Io penso invece che il passaggio all’elettrico, nei tempi e nelle modalità adottate dall’Europa, sia un autentico passo falso destinato a condannare la nostra economia. Oltretutto questa rincorsa forsennata, scriteriata e affannosa, ha costretto le grandi case automobilistiche europee a mutare il proprio DNA. Case che hanno costruito il proprio brand attorno alle progettazioni di auto termiche, non possono di punto in bianco puntare solo sull’elettrico, tradendo il proprio core business. Ci siamo dimenticati del Diesel Gate? Vediamo infatti anche le conseguenze di queste scelte, la Volskwagen ha da poco dichiarato un esubero di 30.000 dipendenti e presto verranno chiusi alcuni stabilimenti dedicati proprio alle auto elettriche, per non parlare di Stellantis. La cosa da valutare è anche quanti soldi pubblici, l’EU e i governi, hanno dato a queste aziende per sostenere questa corsa all’elettrificazione. Fondi che avrebbero dovuto essere gestiti diversa mente. Altro tema sul quale interrogarsi è: ma la macchina elettrica, considerando tutto il suo ciclo vita è così “green”? La produzione di energia elettrica è così “green”? Forse c’è davvero troppa propaganda e poco buon senso e informazione trasparente.
Quali sono, secondo te, i possibili scenari futuri nel settore?
Il settore auto sta implodendo e con lui ne seguiranno altri. La classe politica e dirigenziale sta mostrando tutta la sua inadeguatezza. Forse sarò un po’ catastrofista – e spero di sbagliarmi – ma penso che, se la situazione geopolitica non riprende le strade della diplomazia e della cooperazione con paesi in forte espansione, riaprendo canali di dialogo e ampliando i nostri mercati, saremo costretti a vivere un tracollo sempre più grave negli anni a venire. Di fatto, se andremo avanti con queste orbe convinzioni, saremo schiacciati dai mercati di altri continenti mentre noi europei vivremo in stati eco-sostenibili, la voreremo in aziende compliant all’ESG, accontentandoci di essere un puntino “Green” quasi insignificante nella mappa mondiale, relegandoci un ruolo da colonie di qualche altro stato. Vorrei, per una volta, che quando si parla di Green, qualcuno ci chiedesse di piantare alberi e non pannelli fotovoltaici e pale eoliche. Solo allora, potrei considerare davvero che si stia facendo qualcosa di buono per il pianeta e per l’uomo.