LA PROVA SU STRADA PER PIANURA NETWORK
L’auto elettrica, simbolo di un cambiamento che promette sostenibilità e innovazione, continua a suscitare dibattiti tra chi la vede come una soluzione inevitabile e chi ne evidenzia i limiti in termini di costi e infrastrutture. Carlo Di Giusto, giornalista esperto di automotive, racconta la sua esperienza decennale alla guida di veicoli elettrici, dai primi prototipi fino a un viaggio di oltre 2000 chilometri con una citycar. Attraverso le sue riflessioni, emergono i progressi e le sfide ancora da affrontare per rendere questa tecnologia una vera alternativa per tutti
Il più raffinato dei motori a combustione non può rivaleggiare con la fluidità, la silenziosità e l’assenza
totale di vibrazioni di una power unit a batterie
L’auto elettrica è diventata il simbolo di un cambiamento che, per quanto promettente, improrogabile e ineludibile, sta dividendo l’opinione pubblica. Per alcuni e neppure per molti, è la soluzione sostenibile e inevitabile per ridurre le emissioni e limitare l’inquinamento; per altri, i più, una promessa che non mantiene del tutto ciò che garantisce, a causa di costi elevati, limiti di autonomia e infrastrutture di ricarica insufficienti. E mentre la spinta verso la mobilità elettrica si intensifica, cresce anche lo scetticismo su quanto sia davvero accessibile e realmente sostenibile questa tecnologia per il cittadino medio. Ma cosa significa realmente usare un’auto elettrica ogni giorno? È davvero una scelta vantaggiosa, o si tratta davvero di un’idea prematura, idealistica, che manca ancora di solide basi pratiche? Purtroppo, quasi nessuno si pone queste domande, preferendo un approccio ideologico – contro o pro auto elettrica a prescindere – a quello tecnico, che al contrario potrebbe fornire gli elementi e le informazioni essenziali per prendere una decisione corretta.
Per fortuna, essere un giornalista del settore automotive mi ha concesso negli anni svariate opportunità di provare direttamente cosa significhi vivere con un’auto elettrica, tanto da avere le idee abbastanza chiare sull’argomento. Sorvolo volutamente su tutte le questioni ideologiche perché ritengo che siano del tutto ininfluenti sul piano pratico e perché preferisco concentrarmi sul riportare la mia personale esperienza. Dal 2011, cioè da quando provai il prototipo elettrico Rolls-Royce 102EX a oggi, dopo aver affrontato senza problemi un viaggio di oltre duemila chilometri con una Volvo EX30, di chilometri “in elettrico” ne ho fatti veramente tanti, abbastanza comunque da farmi un’opinione precisa sia sul prodotto auto elettrica sia sulle sue modalità di utilizzo e, naturalmente sui suoi limiti. Parto dall’inizio. Ricordo esattamente cosa dissi quindici anni fa ai progettisti BMW dopo essere sceso dal mio giro di prova con la Rolls elettrica: “È così che dovrebbero essere le Rolls-Royce!”, esclamai. Questo è il primo aspetto che mi ha fatto apprezzare le auto elettriche: neppure il più raffinato dei motori a combustione può rivaleggiare con la fluidità, la silenziosità e l’assenza totale di vibrazioni di una power unit a batterie. Non entro nemmeno nel merito dei dati tecnici, parlo essenzialmente di sensazioni, di piacere e di facilità di guida: apprezzo il silenzio, la regolarità di funzionamento, l’immediatezza di risposta. Oggi qualsiasi auto elettrica sembra una Rolls-Royce confrontata con una qualsiasi auto tradizionale: l’assenza di vibrazioni, più o meno percepibili, contribuisce a diminuire lo stress e quella stanchezza strana che derivano dall’atto del guidare e il confort acustico è autentico e non il risultato di strati di pesantissimo materiale fonoassorbente.
Oggi l’esperienza con un’auto elettrica
è migliorata tantissimo rispetto anche solo a due anni fa, rendendo piacevoli
viaggi e trasferimenti
In questi anni, per quanto avessi già guidato numerose vetture elettriche, alla vigilia del mio primo vero viaggio con un’auto a batteria, sul tragitto che da Milano porta a Cortina d’Ampezzo, non sapevo bene cosa aspettarmi. Di sicuro, non mi erano chiari alcuni meccanismi, tipo il funzionamento delle app per la ricarica e le modalità stesse di “rifornimento”. Stiamo parlando dell’estate del 2022, che sembra ieri e invece è già storia nel mondo della mobilità elettrica. Il viaggio di andata è stato piuttosto faticoso e soprattutto lungo: è vero che l’autonomia della vettura, un’Audi Q4 Sportback e-tron, mi avrebbe consentito di fare poche e rapide soste, ma io non avevo dedicato troppa attenzione al funzionamento di app e tesserine di ricarica, confidando su una presunta facilità di utilizzo, che all’epoca, invece, non era così scontata. Al ritorno, con la pur breve esperienza accumulata, è filato tutto liscio o comunque senza i disagi dell’andata.
Soltanto due anni dopo, e arriviamo così ai giorni nostri, l’esperienza di vita con un’auto elettrica è migliorata tantissimo. All’inizio dell’anno, decido di utilizzare una BYD Seal – una bella berlina cinese di grande qualità – per spostamenti quotidiani nel nord Italia, tra Milano, Parma e Bologna, dove il fatto stesso di avere un’auto elettrica mi ha consentito di trovare parcheggio in centro, a due passi dalla mia meta peraltro, e al contempo di sfruttare una ricarica lenta per tutta la durata della mia permanenza. Due fattori decisivi: la possibilità di ricaricare in fretta e l’autonomia reale di oltre 500 km hanno portato l’auto elettrica a essere dal punto di vista tecnico un’alternativa credibile alle vetture tradizionali. La conferma l’ho avuta qualche mese dopo, dopo aver attraversato l’Europa, guidando una Volvo EX30 dalla Svezia all’Italia. Un viaggio di oltre 2000 chilometri attraverso sei Paesi diversi con una citycar elettrica, per di più in autostrada – cioè il contesto dove le auto a batteria “soffrono” di più – avrebbe potuto spaventare chiunque. E invece è bastata un’accurata pianificazione per trasformare un interminabile trasferimento in quasi una vacanza: non solo si può fare, ma può essere addirittura piacevole.