venerdì, Ottobre 18, 2024

Telemedicina: l’ambulatorio virtuale sul lavoro

DIGITAL HEALTHCARE IN AZIENDA

Nel primo convegno organizzato da Pianura Network, a Lodi, è stato posto al centro il tema della salute in azienda. Massimo Galli, affiancato dal direttore generale dell’ASST di Lodi Salvatore Gioia, ha trainato il dibattito tra alcuni protagonisti d’eccellenza dell’economia lombarda come Technogenetics, Zucchetti, UniSalute e Diachem. Un dialogo di alto livello sul welfare aziendale, applicato grazie anche ai nuovi sistemi tecnologici come la telemedicina, l’Intelligenza Artificiale e la diagnostica personalizzata. Tutti elementi fondamentali per attivare un percorso di attenzione alla salute dei lavoratori in azienda tramite garanzie complementari ai fondi nazionali di categoria

telemedicina cover

La tecnologia ha fatto passi da gigante e oggi ognuno di noi può svolgere attività con strumenti digitali alla portata di tutti che fino a qualche anno fa nemmeno potevamo immaginare. Ma il tema cambia se applichiamo la tecnologia alla sfera della sanità, in particolare a quella che si potrebbe attivare nel mondo aziendale, sul posto di lavoro, in modo da rendere più capillare quella medicina territoriale che è alla base della recente riforma sanitaria regionale. Un tema importante che è stato al centro del convegno dal titolo “Digital Healthcare in azienda. Oltre le buone pratiche, la sfida della medicina personalizzata”, organizzato da Pianura Network nel suggestivo auditorium Tiziano Zalli del Gruppo Bpm a Lodi, in collaborazione con Technogenetics, Zucchetti, UniSalute, Diachem e Anci Lombardia Salute.

L’argomento è stato affrontato, grazie alla magistrale moderazione di Pasquale Intini di “Politerapica – Terapie per la Salute”, dando voce a un parterre di alto livello composto dal professor Massimo Galli (medico tra i massimi esperti italiani di malattie infettive), Salvatore (CEO di Technogenetics), Massimiliano Longoni (responsabile Sviluppo PMI Life & Health di UniSalute), Paolo Galfione (direttore Zucchetti Healthcare Solutions), Salvatore Gioia (direttore generale ASST Lodi), Matteo Berlendis ed Elisabet Zanini (rispettivamente
HR Manager e Quality System Manager in Diachem). Il convegno è stato aperto dai saluti di Alberto Capitanio, responsabile del progetto di Pianura Network, che ha sottolineato come quello di Lodi è stato «il primo di un lungo ciclo di incontri per gli imprenditori che aderiscono a Pianura Network, un progetto che nasce dall’idea di valorizzare il territorio e le sue imprese. L’innovazione può contribuire a migliorare la nostra vita, sia in ambito lavorativo sia in quello privato, ecco perché abbiamo deciso di iniziare puntando sulla salute delle persone. Vorremmo coniugare questo metodo con tutti quei temi molto caldi dello sviluppo di impresa sul territorio della pianura lombarda. Partendo dall’esperienza degli imprenditori, costruiremo un nuovo modello di collaborazione che troverà nella rete un luogo di incontro per approfondire temi importanti e cogliere nuove opportunità di business».

Consentire in maniera semplice, rapida ed efficace di avere una risposta immediata da un punto di vista
di screening e diagnostico

L’assistenza dei dipendenti

La tesi di partenza dalla quale il convegno ha preso forza è stata la crisi della medicina di territorio emersa durante la pandemia. Da lì, si è sviluppato un dibattito che ha promosso l’idea che anche l’imprenditore possa prendersi cura della salute dei propri dipendenti applicando soluzioni di assistenza moderne e innovative come la telemedicina in ambito aziendale.

telemedicina Massimo Galli
Massimo Galli

L’apertura del dibattito è stata riservata al professor Massimo Galli, che non ha usato giri di parole per evidenziare l’inadeguatezza della medicina di territorio durante il periodo del Covid: «Non aveva strumenti, forze; e anche oggi non ha strumenti, forze e organizzazione sufficienti, non solo per affrontare un’emergenza. Il problema viene da lontano, viene da un concetto mistificato, sbagliato, che ha visto il territorio penalizzato rispetto all’eccellenza degli ospedali per acuti dal punto di vista della programmazione sanitaria. La cura ad alto livello a scapito della prevenzione. Possiamo girarci intorno finché vogliamo, ma la sostanza del problema è questa».

telemedicina 1

La vera emergenza: i cronici


Il professor Galli ha posto l’accento su un sistema che è rimasto indietro sul piano della prevenzione e della medicina territoriale. E la situazione si complica se si esce dalla dinamica dell’emergenza. La vera emergenza che durerà per anni è la cronicità. «I cronici – ha detto il professor Galli – sono e saranno tantissimi. La mia generazione è una generazione di baby-boomers. Il concetto di fatto è che tra il 1945 e il 1958, sessant’anni
prima che il boom togliesse alle famiglie sia la voglia che la disponibilità di fare figli, siamo nati noi. Compensavamo anche un buco demografico lasciato dalla guerra. Questo significa che ora abbiamo tantissimi novantenni ma anche tantissimi settantenni: tutti questi si stanno sdraiando con tutto il loro peso sul sistema sanitario. Il punto fondamentalmente è questo». Un macigno che rischia di mandare in tilt il sistema sanitario nazionale, che ha già mostrato preoccupanti crepe nell’organizzazione territoriale, quella più prossima al paziente.

Accelerazione con i test rapidi


Dall’analisi drammaticamente realistica del professor Galli, si è passati all’ascolto delle esperienze territoriali delle aziende. Tra queste, Technogenetics di Lodi, presente con il CEO Salvatore Cincotti: «Il Covid-19, come azienda, ci ha messo di fronte a una situazione
di forte stress. Siamo stati subito reattivi, grazie alla ricerca fatta in pochissimo tempo, abbiamo avuto un’accelerazione importante dal punto di vista tecnologico. Siamo stati in grado velocemente di mettere in piedi un’attività di messa a punto di test rapidi. Lo sviluppo di quei test richiesti dall’emergenza ci sta aiutando molto a portare avanti altri test sempre più precisi. L’obiettivo è senz’altro quello della periferia. Ora puntiamo ai centri territoriali dove si possa consentire in maniera semplice, rapida ed efficace di avere una risposta immediata da un punto di vista di screening e diagnostico. Stiamo mettendo a punto strumentazioni molto semplici da utilizzare con test che sono alla portata
di tutti e che però hanno bisogno chiaramente di un’infrastruttura, anche dal punto di vista software, di refertazione verso chi poi dovrà, a livello sanitario, gestire questi dati periferici
. Il nostro obiettivo è avvicinare al territorio nel modo più distribuito possibile, quindi anche più raggiungibile, un’esperienza facilmente gestibile».

Tecnologia: la cura del benessere


Dalla tecnologia che aiuta lo sviluppo di una sanità distribuita sul territorio a un’innovazione che possa migliorare anche l’esperienza più vicina alla persona, in particolare sul luogo di lavoro dove ognuno di noi trascorre la gran parte della giornata. Su questo aspetto è intervenuto Paolo Galfione di Zucchetti, azienda che durante la pandemia si è attivata subito per progettare un’applicazione che ha permesso poi alle ATS di gestire i flussi dei pazienti a casa con il Covid. «Monitorare lo stato di salute è stata un’esperienza di successo perché molte Aziende sanitarie pubbliche hanno adottato nelle primissime settimane questo metodo. Cito questo esempio – ha sottolineato Galfione – non per motivi commerciali, ma perché rappresenta proprio anche il limite del sistema. Nei paesi occidentali il sistema sanitario è organizzato in maniera gerarchica, molto strutturata, e acquisisce anche l’innovazione tecnologica in questo modo rigido. In un momento di forte trasformazione del servizio sanitario, riteniamo che le aziende giochino un ruolo potenzialmente enorme in questa trasformazione: rappresentano fondamentalmente dei luoghi di aggregazione. Per fidelizzare le proprie risorse umane, bisogna curare in particolar modo il loro benessere.
Sta crescendo l’utilizzo delle App da parte dei dipendenti, non solo per timbrare, ma anche per accedere ai servizi di welfare e, come Zucchetti, puntiamo sempre di più a introdurre anche servizi di telemedicina».

Garanzie di servizi più accessibili


Stiamo quindi assistendo a un’evoluzione della tecnologia che può portare il proprio supporto alla sanità sul territorio, in particolare nelle aziende. Così, quella che oggi
è un’iniziativa di welfare aziendale, diventa poi anche un welfare sociale gestito dall’imprenditore
. Processi che necessariamente hanno bisogno di essere gestiti, aiutati e sostenuti. Sono processi complessi e diventa difficile immaginare che non ci siano soluzioni che aiutino a sostenerli.

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Massimiliano Longoni

Su questo aspetto è intervenuto Massimiliano Longoni di UniSalute: «Tutti i contratti collettivi nazionali oggi hanno la possibilità di fare affidamento a dei fondi di categoria. Noi, come UniSalute, abbiamo la fortuna di assistere milioni di assistiti che risiedono all’interno di questi fondi e con cui costantemente ogni giorno si confrontano. Ciò presupposto, nel mondo aziendale sempre più di frequente si fa ricorso al sostegno di un welfare complementare a disposizione dei dipendenti.

Si tratta di un intervento da parte del datore di lavoro a sostegno della salute dei propri dipendenti. Proprio per questo noi offriamo l’integrazione, con diversi upgrade, ai fondi previsti dai contratti collettivi nazionali. Destiniamo all’assistito garanzie addizionali a quelle che magari attualmente non sono presenti nei fondi. In altri termini, il lavoratore può in questo modo ottenere dei servizi sanitari a cui non potrebbe accedere o potrebbe accedere con modalità non così comode come quelle offerte da noi».

La collaborazione tra pubblico e privato


L’apporto dell’iniziativa privata in azienda sul fronte della salute può essere di aiuto anche al settore pubblico, che in questi mesi ha sperimentato l’avvio delle Case di Comunità, dove il cittadino dovrebbe avere la possibilità di accedere a servizi di assistenza in maniera più semplice e veloce. Rappresentano dunque una territorializzazione della medicina e possono essere un punto d’incontro tra il privato che organizza welfare aziendale e la struttura sanitaria pubblica.

Ne ha parlato Salvatore Gioia, direttore generale ASST Lodi: «Questo processo a cui stiamo assistendo in questi mesi è anticipato dalla messa a disposizione dei fondi del PNRR. Le grandi novità sono quelle della territorialità e anche lo spostamento importante sulla prevenzione. Quello che serve è anche trasferire più investimenti sulla prevenzione, dato che finora è stata considerata la Cenerentola della sanità. Il vero tsunami è che abbiamo una popolazione che è invecchiata e il problema non è avere un periodo di vita più lungo, ma è quello di evitare un periodo più lungo di malattia. È qui che dobbiamo concentrare le nostre energie, le nostre risorse.

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Salvatore Gioia

Tra i vari fattori accessori che rendono fedele un dipendente c’è anche la tutela della salute

Piatti salutari e camminate: le testimonianze


Il bene dei lavoratori e delle imprese passa da piani welfare aziendali che prevedono anche buone pratiche di comportamento, compresa una buona alimentazione in mensa. Al convegno di Pianura Network sono state portate le testimonianze di Matteo Berlendis ed Elisabet Zanini, due manager dell’azienda Diachem che hanno l’incarico di
seguire la qualità della vita dei dipendenti: «Siamo partiti con semplici schede sulla piramide alimentare per costruire un piatto bilanciato, anziché magari fare un tris di patatine fritte, fino alla gestione di un’app che compone il pasto più equilibrato e in linea con la propria salute. Tutti questi piccoli
accorgimenti hanno sicuramente portato a risultati sulla qualità della vita dei lavoratori.

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Matteo Berlendis ed Elisabet Zanini

Abbiamo anche favorito attività di movimento come le camminate e i risultati ci sono
stati. Fare attività fisica fa bene anche al lavoratore. Inoltre, il nostro medico competente raccoglie delle schede nelle quali vengono elaborati degli indici e poi lui, in totale privacy, dove ravvisa degli indicatori di rischio, convoca il lavoratore e da lì si avvia la collaborazione con il medico competente. Alla fine, si è capito che tra i vari fattori accessori che rendono fedele il dipendente alla propria azienda c’è anche la tutela della salute».

Serve un “direttore d’orchestra”


Sull’attivazione di una medicina «in mezzo alla gente, in mezzo al territorio, tramite le aziende» che utilizzi tecnologia avanzata non hanno dubbi sia Cincotti di Technogenetics
(«Possiamo agire nelle aziende inserendo una strumentazione per test, il cui risultato può essere poi refertato da un professionista tramite software e cloud»), sia Galfione di Zucchetti («Oggi sta cambiando tutto con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. E la telemedicina permette all’azienda di avere accesso ai servizi di tipo sanitario per i propri dipendenti, anche del medico, senza doverli portare dentro casa»). E Longoni di UniSalute ha sottolineato che «da poco abbiamo inserito anche il ‘monitor salute’, una sorta di monitoraggio su quelle che sono le patologie croniche. E anche per questo noi stiamo affrontando una campagna molto importante di sensibilizzazione sul discorso della prevenzione». Il professor Galli non ha nascosto la sua ammirazione per questa prospettiva: «Arrivare a qualcosa di questo genere, che ad esempio può riguardare determinate cronicità, è cosa eccezionale. Però manca il direttore d’orchestra, il momento organizzativo centrale. Bisogna riorganizzare una sanità che sul territorio abbia in ogni cittadino un assistito noto. Oggi rischiamo di morire di privacy. Non è questione di “Grande Fratello”, ma della possibilità di poter gestire i dati per dare la possibilità al paziente di essere riconosciuto in qualsiasi momento per quella che è la sua storia clinica, in qualsiasi struttura venga curato».

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L’Intelligenza Artificiale sarebbe molto utile per mettere insieme tutti i dati e fornire una sorta di inquadramento veloce, rapido, del paziente al medico

Lo scoglio della privacy


Oggi si utilizza il Fascicolo Sanitario, ma è uno strumento vecchio. «Ormai è preistoria – ha sentenziato Salvatore Gioia. Vent’anni fa era una roba assolutamente innovativa riuscire ad avere il referto online con un file in formato PDF. Ma oggi non serve più a niente, oggi la tecnologia di innovazione deve portare avanti ciò che serve ai clinici, ai sanitari per curare le persone. Noi abbiamo miliardi di dati che non vengono utilizzati per motivi diversi, innanzitutto il fatto che le banche dati non sono tra loro interoperabili. E poi c’è un eccesso di privacy, perché non possiamo confondere il problema riferito alla protezione del dato personale, con il fatto che il dato deve essere elaborato per poter curare le persone. E non serve avere un documento da leggere, perché in emergenza, ma anche normalmente quando arriva un paziente per una visita di controllo, io non posso pensare che il medico si possa andare a guardare tutti i PDF del fascicolo sanitario. Qui l’Intelligenza Artificiale sarebbe molto utile per mettere insieme tutti i dati e fornire una sorta di inquadramento
veloce, rapido, del paziente al medico».

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Pasquale Intini

Strumenti straordinari su misura


Dal convegno è quindi emerso che oggi l’impresa privata può fare molto per la salute dei suoi dipendenti. Sia in termini di promozione della cultura del benessere, che dell’assistenza ai propri dipendenti. Tecnologia e sistemi gestionali oggi offrono al datore di lavoro degli strumenti straordinari per la salute dei propri dipendenti. Un percorso che, tra l’altro, si può realizzare con un’integrazione tra esperienze private e pubbliche. Di certo si va verso una terapia personalizzata e in questo la diagnostica giocherà ancora una volta un ruolo importante. «Lo stiamo vedendo con gli avanzamenti incredibili che la tecnologia ci sta facendo fare dal punto di vista della genetica – ha concluso Salvatore Cincotti di Technogenetics. Fino a qualche anno fa si parlava di migliaia di euro per avere una profilazione genetica, oggi stiamo passando dal centinaio alle decine, quindi a breve si arriverà a 20-30 euro per avere un profilo genetico completo. Genetica che oggi è ancora difficile da leggere ma che l’Intelligenza Artificiale porterà a una svolta principale per poter democratizzare questo processo di personalizzazione della terapia e della diagnostica. Andiamo verso una cura personalizzata. Una cura della persona, nella quale l’azienda può svolgere un ruolo importante».

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